Comunicazione coronavirus – Caritas Italiana

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Roma, 23 marzo 2020

 

Ai Delegati Regionali Caritas,
Ai Direttori delle Caritas diocesane,
Agli operatori della Caritas,
LORO SEDI

Cari amiche e amici,
oggi avrebbe dovuto esserci a Milano, negli spazi della Fiera, la sessione inaugurale del 42° Convegno Nazionale. Invece in questi giorni in spazi vicini, sempre di proprietà di quell’ente, si sta cercando di realizzare a tempo di record un ospedale per venire incontro al numero crescente di ammalati di Covid-19 e la delegazione regionale lombarda, che tanto si era spesa per la realizzazione del Convegno Nazionale, è in prima linea in una situazione drammatica. Alle Caritas della Lombardia, del Veneto, dell’Emilia Romagna e delle altre regioni più colpite dall’epidemia vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza, assicurare la nostra preghiera, far sentire vicino il nostro affetto.

Sicuramente è difficilissimo il compito dei medici, degli infermieri, degli operatori sanitari, della protezione civile, ecc., ma anche chi con grande impegno e intelligente generosità (e prudenza…) cerca di tenere aperti i servizi essenziali per i più poveri merita un grande grazie e il massimo sostegno da parte di
tutti.

Un pensiero e una preghiera particolare desideriamo rivolgere ai malati e ai defunti, tra questi anche diversi sacerdoti, religiosi e operatori generosamente impegnati nel servizio Caritas.

Un grazie e un incoraggiamento va rivolto pure alle Caritas che ora – e, speriamo, anche per il futuro – non sono in gravi situazioni, ma stanno facendo di tutto, con le loro Diocesi, per essere pronte ad affrontare eventuali emergenze e per offrire il supporto di strutture di accoglienza per quarantene, ospitalità di personale impiegato sul fronte dell’epidemia, servizi aggiuntivi per persone straniere, per i senza fissa dimora, ecc. e anche per offrire un aiuto nei confronti della delicata situazione che stanno vivendo le strutture per anziani, disabili, rifugiati, ecc. L’elenco che abbiamo potuto presentare in questi giorni sugli strumenti della comunicazione sociale è un bel segno di impegno della Chiesa italiana verso chi è coinvolto nell’epidemia.

In queste settimane la nostra preghiera è sostenuta dalla Parola di Dio, in particolare da alcuni passi presenti nel libro del profeta Geremia. Ci permettiamo di condividerli con voi. Due sono persino crudi nel loro realismo. Il primo si trova nel cap. 42: si tratta di un cantico (risalente probabilmente al tempo dell’assedio di Gerusalemme) che abbiamo pregato nelle lodi di venerdì scorso: «I miei occhi grondano lacrime notte e giorno, senza cessare, perché da grande calamità è stata colpita la figlia del mio popolo, da una ferita mortale. […] Anche il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare. […] Ma per il tuo nome non abbandonarci, non render spregevole il trono della tua gloria. Ricordati! Non rompere la tua alleanza con noi» (Geremia 14, 17-18.21). È bella l’invocazione finale, ma prima il profeta esprime lo smarrimento persino di chi dovrebbe essere di guida e di aiuto. Un secondo passo è costituito dal brevissimo cap. 45, dove Baruc, il discepolo di Geremia, si lamenta con il profeta: «Guai a me, poiché il Signore aggiunge tristezza al mio dolore. Io sono stanco dei miei gemiti e non trovo pace». E il profeta gli risponde dicendo di accontentarsi, in quella situazione difficile per tutto il popolo, di avere salva la vita… Ma, per fortuna, c’è un terzo brano che apre alla speranza in una situazione molto ardua quale l’esilio, ossia la lettera che Geremia scrive ai deportati (cap. 29): «Io conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo – oracolo del Signore –, progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza. Voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudirò. Mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore; mi lascerò trovare da voi. Oracolo del Signore. Cambierò in meglio la vostra sorte».

Siamo certi che il Signore, che non si dimentica di noi e che ci farà la grazia di superare questa emergenza, ci concederà anche il dono di celebrare il nostro Convegno e proprio a Milano.

Assicurandovi tutto il sostegno che dal “centro” possiamo darvi, ben consapevoli che già collaborate molto all’interno e tra delegazioni regionali, vi salutiamo con affetto e stima sentendoci uniti a voi nella preghiera e nel servizio ai bisognosi.

don Francesco Soddu                                                                                + Carlo Roberto Maria Redaelli

          Direttore                                                                                                            Presidente

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